Rassegna Stampa – Avvenire.it
Lisca Bianca, il progetto sociale che sfida il mare (e il tempo)
Una piccola barca a vela con una grande storia. E con un futuro ancora tutto da scrivere. Anzi, da solcare, come i mari già navigati più di trent’anni fa. In un giro del mondo che è diventato epico per una generazione di siciliani. La barca è Lisca Bianca, un vero e proprio simbolo di cultura mediterranea ideato e realizzato trent’anni fa a Palermo dai coniugi Sergio e Licia Albeggiani per circumnavigare – nonostante fossero più che sessantenni – la Terra.
Oggi Lisca Bianca è il cuore di un progetto che porta lo stesso nome e mira all’inclusione sociale e lavorativa di giovani svantaggiati, promosso dall’Istituto Don Calabria e dall’associazione Apriti Cuore Onlus. L’obiettivo è ristruttare la barca. Ma «salvando» Lisca Bianca (che era stata destinata alla demolizione) si vuole salvare la vita dei ragazzi coinvolti (che vengono dal carcere minorile di Palermo, da strutture di prima accoglienza, comunità per tossicodipendenti, centri aggregativi o disabili psichici e fisici). Il progetto è stato premiato con il “Trofeo del mare” lo scorso 27 luglio a Pozzallo.
Il mare è un contesto positivo, la barca un piccolo mondo con le sue nozioni tecniche da acquisire, la vela una vera e propria filosofia. La nautica, infine, un vero ambito professionale in cui entrare dal primo gradino, imparando a conoscere materiali e tecniche di costruzione, per arrivare un giorno a vincere la regata della propria vita. Ne sono convinti Francesco Belvisi, yacht designer, ed Elio Cascio, sociologo e mediatore penale, che hanno deciso di unire la comune passione per la vela e le rispettive specifiche competenze per fondare l’associazione Lisca Bianca e organizzare il recupero dell’imbarcazione. Sotto l’occhio esperto del “maestro d’ascia” Carlo Treviso, che costruì con le proprie mani l’imbarcazione negli anni ’80, e quello del figlio degli Albeggiani, Attilio, appassionato del mare come i genitori e divenuto progettista di yacht.
L’articolo di Annalisa Guglielmino continua su www.avvenire.it