
MOVING 4 LIFE
In questa sezione sono pubblicate le testimonianze dei partecipanti al progetto “MOVING TOWARDS INCLUSION”: training opportunities in an European inclusive economy” finanziato all’Associazione LiscaBianca all’interno del programma Erasmus+ Azione Chiave 1 – Mobilità del personale (VET Staff).
Barcellona, 12-21 marzo 2017 foto e video
La testimonianza di Serena
La testimonianza di Rossella
L’opportunità di fare un’esperienza formativa all’estero, all’interno del progetto Erasmus Plus “Moving Towards Inclusion” è stata un’occasione ghiotta e fortunata. Un movimento reale dalla Sicilia alla Catalugna. Un movimento attorno all’inclusione, tema centrale degli incontri, osservato in molte delle sue possibili sfaccettature e declinazioni ma anche un movimento attraverso l’inclusione, quella di professionisti diversi che si sono incontrati, confrontati e raccontati se pur per un breve lasso di tempo. Tanti pensieri si sono attivati, tante idee, alcune come piccoli germogli in attesa della stagione giusta e altre più vivide e forti. E’ stato faticoso, si è camminato tanto, la giornata era fitta di impegni, ci si incontrava presto al mattino e si andava a letto tardi (perché anche lo svago ha reclamato la sua piccola parte). E impegnativo è stato il tenere un ascolto prolungato in una lingua altra dalla nostra, ma è stata anche un’esperienza stimolante, interessante e proficua. Dal punto di vista professionale abbiamo avuto l’occasione di conoscere una realtà sociale, lavorativa e culturale diversa dalla nostra, incredibilmente concreta, appassionata e dinamica. Ci sono stati presentati tanti progetti che da molti anni e con profitto insistono sul territorio catalano, un ventaglio di prassi che, se pur a volte solo accennate, hanno fornito stimoli spesso preziosi, anche solo per iniziare ad immaginare un corrispettivo panormita, qualcosa di nostro che parlasse di noi alla nostra terra, come professionisti e persone, e che avesse una spina dorsale forte per poter durare tanto a lungo quanto le realtà che, da un trentennio alcune, operano a Barcellona. Parole chiave: perseveranza, impegno, partecipazione, passione, identità forte e mai rigida, collaborazione, senso d’appartenenza e accoglienza. Sono stati stimoli a volte anche frustranti, perché la nostra terra è un sud diverso dal loro…un Sud lento e a volte stantio, un Sud a tinte forti, a volte manichee e forse chi sa anche in noi, in certi momenti abbiamo temuto di riconoscere qualche traccia di questo sud. Poi c’è stata l’esperienza di progettazione, un’esperienza che ci ha messi in gioco a partire dal nostro esser “neofiti” nella progettazione europea, che ci ha attivati, stressati, informati (grazie alla copiosa quantità di informazioni e spiegazioni che Salvo ci ha generosamente fornito) e anche molto coinvolti sia come professionisti, molti di noi infatti approcciavano un’esperienza simile per la prima volta, sia come persone, relativamente alle dinamiche che si sono attivate all’interno dei gruppi di progettazione.
Alla fine si è tornati a casa con un bagaglio un po’ più pesante, un peso che speriamo… sia destinato a lievitare nel tempo… come la pasta del pane… ma piano piano… perché siamo al Sud!
Rossella
La testimonianza di Anita e Francesco
Francesco and Anita, Periferica
La testimonianza di Federica e Antonino
E poi la scoperta della Catalogna, col suo spirito forte e fiero, che non perde occasione di sottolineare la sua bellissima diversità rispetto alla restante Spagna, e di raccontare la sua personalissima storia fatta di resistenza, di tenacia, e di grande amore nei confronti della propria terra e della propria cultura.
Federica Salibra, Antonino di Maggio
BORDEAUX, GIUGNO 2017 foto e video
La testimonianza di Katarina
L’esperienza che ho vissuto a Bordeaux mi ha confermato l’importanza e la necessità della formazione professionale a livello pratico. Secondo il mio punto di vista, il miglior modo per comprendere le buone prassi rispetto a un ambito lavorativo, è proprio quello di essere coinvolto sul piano reale dove si svolgono e sviluppano le prassi d’apprendere.
Il focus della nostra missione era concentrato sull’ inclusione sociale, rigenerazione urbana e progettazione partecipata.
La Francia, come tanti altri paesi in Europa, nell’ ultimo periodo è stata colpita dalle nuove migrazioni che, implicitamente, portano con sé un approccio diverso nel progettare una politica sociale adatta per una società in fermento continuo. Sullo sviluppo e degrado socioeconomico influisce anche l’aumento della disoccupazione dei cittadini tra i 45/55 anni d’età dovuta, oltre che per i cronici problemi dell’economia mondiale anche per mancanza dell’ aggiornamento professionali dando così origine a nuove forme di povertà. Lavorare, per esempio, sull’ inclusione sociale tra gli adolescenti sta diventando una sfida per gli educatori. I giovani d’oggi vivono l’epoca tecnologica e, purtroppo, siamo testimoni del lato oscuro di questo fenomeno che scaturisce spesso in violenze e prevaricazioni come il cyber bullismo, oppure dispersione e difficoltà nella socializzazione, complessità di creare sane relazioni socio affettive. Questi esempi sono una conseguenza di un uso non adeguato dei social media. Questi sono fenomeni che accadono oggi nelle nuove società, ma come tanti altri, richiedono un nuovo sguardo, un nuovo piano metodologico e pratico, un approccio innovativo nelle politiche sociali, lavorative ed educative.
A proposito dei cambiamenti e delle nuove richieste che accadono nelle società di oggi, a Bordeaux ho avuto la possibilità di vedere a livello pratico i modelli innovativi, come prevenire e intervenire laddove l’individuo o la comunità ne ha bisogno.
L’impresine più forte è stata quello di vedere i progetti che riguardano la rigenerazione urbana associata a progettazione partecipata. Per esempio: abbiamo visitato i quartieri popolari e quando si verifica una condizione di degrado ci sono diverse possibilità di evoluzione. La prima sarebbe la degenerazione del degrado, che termina di solito in pericolo, emarginazione e, nei casi più estremi, in guerriglia urbana; oppure la riqualificazione progettata dalle amministrazioni e dalle politiche sociali inserendo la progettazione partecipata, che come obbiettivo di mettere in rete i cittadini, le istituzioni e le associazioni, in modo tale da ottimizzare i processi per creare un cambiamento veloce e permanente che ha il focus sul miglioramento della qualità della vita dei cittadini e delle economie locali. Questo, come tanti altri piani d’azione inseriti nei nuovi progetti delle politiche sociali, a Bordeaux ha successo solo perché i francesi hanno sviluppato e inserito un elemento, spesso dato per scontato,immancabile, la comunicazione. In questo caso si tratta della comunicazione sociale. Le associazioni, oltre ad impegnarsi nelle fasi di ricerca e progettazione, nel coordinamento e nella gestione delle reti, hanno una stretta collaborazione con le agenzie di comunicazione sociale. Per rendere un progetto efficace sul piano pratico è necessario inserire l’elemento “comunicazione” perché solo in quel modo oltre d’informare si riesce a suscitare l’interesse e creare l’appoggio del cittadino.
A parte l’apprendimento professionale, ho avuta la possibilità di conoscere persone meravigliose. Ogni uno di noi veniva dalle realtà di vita differenti. L’unico collegamento tra di noi era, più o meno, l’ambito lavorativo. Adesso quando guardo indietro nella mia memoria appare l’immagine di un gruppo che in perfetta coesione condivide e affronta le sfide della quotidianità piena dei nuovi stimoli. Eravamo un gruppo in continuo confronto tra di noi, dal dialogo aperto, di condivisione e unità , ma anch’ eravamo un gruppo di persone libere e dove ogni uno di noi era se stesso.
Katarina Ilic
La testimonianza di Manuela
Je ne parle pas français. Ma almeno adesso lo so scrivere… almeno così pare.
Scherzi a parte, in totale solitudine, in presenza solo di sconosciuti, ho potuto in maniera più libera sperimentare il gusto dell’improvvisazione di fronte ad una lingua che non ho mai studiato ma che in fondo ho sentito utilizzare varie volte durante i viaggi dal mio compagno e da mia sorella. Così a Bordeaux accade con naturalezza che qualche vocabolo mi torna in mente spontaneamente e per informazioni basilari riesco a farmi capire. Con le lingue straniere, con l’inglese ad esempio, ho sempre avvertito il limite del soffermarmi sul singolo vocabolo che non conosco piuttosto che cogliere il senso generale della frase e questo ha sempre comportato in me una chiusura tale da non riuscire a comunicare in maniera fluida neppure quando so cosa dire. Questo è uno dei motivi per cui questo viaggio ha contribuito a togliermi di dosso un pò di futili preoccupazioni e darmi qualche certezza in più rispetto alle lingue. Questi dieci giorni a Bordeaux sono stati un assaggio di emozioni nuove e contrastanti. Dovendo lasciare due bambini a casa la scelta è stata un pò combattuta ma alla fine mi sono detta che potevo approfittarne e pure che me lo meritavo. Complimento assai raro per una persona come me sempre incline a coglier il disagio altrui e poco a stare sulle proprie necessità. Pare poco ma è una grande conquista.
Il cielo di Bordeaux ha seguito l’andamento delle emozioni ambivalenti che mi hanno accompagnata i primi giorni; sbalzi d’umore frequenti e un continuo oscillare tra tristezza e gioia hanno contrassegnato la prima parte del viaggio.
Tutto mi sembrava noioso e i primi giorni di accoglienza spunti teorici e organizzativi da parte dell’ente accogliente non mi stimolavano affatto. Sensazioni nuove per una come me che si entusiasma abbastanza facilmente. Guardare fuori dalla finestra non mi consolava: solo nuvole e pioggia…ma pian piano un’inversione di marcia ha cominciato a delinearsi in un crescendo che ha avuto inizio con l’arrivo di mia sorella che da un paio d’anni abita a Parigi ed è venuta a trovarmi, un incontro insolito in una città nuova. Ritrovarsi insieme senza altri impegni, mangiare una torta, sorseggiare del vino ad un vernissàge: miraggi per una mamma a tempo pieno e per di più astemia! Di pari passo, al quinto giorno la prima foto col cielo azzurro ha riacceso le speranze… potremmo discutere a lungo sulle influenze del meteo sugli stati animo ma basta dire che ho cominciato solo a quel punto a veder intorno a me i primi veri sorrisi di altre dieci persone che euforiche hanno cominciato a sfoggiare i primi sandali e i primi vestitini e conservato gli ombrelli come qualcosa da dimenticare. Il mio stato d’animo finalmente ha cominciato ad assestarsi su un tono disteso e rilassato pronto a godersi l’esperienza in tutte le sue sfaccettature.
Durante le telefonate a casa i miei figli mostravano gioia e serenità e tra tuffi e gelati a Favignana io ero il loro ultimo pensiero. Tra l’altro condividere le stesse emozioni con M. e G., le altre due mamme del gruppo, mi ha fatto sentire davvero tranquilla.
Le grandi città europee non sono mai state una mia grande passione nel senso che dopo un pò mi stancano e,vuoi o non vuoi, pur nella loro grande diversità, le une dalle altre, mi paiono sempre tutte simili. I musei, le chiese, i mercati, l’architettura, le grandi piazze illuminate la sera…
Ho avuto la fortuna di visitare culture profondamente diverse dalle nostre e lì non mi sono mai annoiata perché la gente era profondamente diversa, i gesti, gli usi, i costumi, i codici linguistici. C’erano aspetti che riguardavano profondamente modi di relazionarsi differenti .
Ma a bordeaux è accaduto qualcosa di insolito. Il focus non è stato la città in sè. La città è stata solo il contenitore di quella che ho definito un esperienza varia, ricca e stimolante,…il focus è stato il vivere uno spazio che contenesse ambiti lavorativi differenti, lo scoprire professioni inusuali nelle quali ci si imbatte senza troppe difficoltà burocratiche, anche se non sempre così. L’idillio della grande città, senza complicazioni burocratiche è stato subito sfatato quando qualcuno ci ha raccontato di simili difficoltà a quelle che riscontriamo in Sicilia…La credenza che sistemi di trasporto impeccabili e perfettamente funzionanti è durata poco…Spesso le tratte dei tram erano interrotte e i servizi notturni assenti…Alla luce di ciò io credo che a Bordeaux ci sia semplicemente la capacità di buttarsi un pò di più nelle nuove cose e sperimentare. Spesso, in alcuni contesti i finanziamenti pubblici danno una grossa mano in più ma non sempre. Al di là di ciò tra ostriche, escargot e cognac ho potuto apprezzare un gruppo vario, eterogeneo, capace di guardare con curiosità e interesse realtà differenti.
“Animatori tecnici” e “giardiniere urbano” sono solo tentativi coraggiosi di portare avanti idee innovative. Questo Erasmus ha riacceso entusiasmo e la voglia di credere che se alcune idee si vogliono portare avanti bisogna essere coraggiosi e provare. E’ insito nella nostra cultura dire: “no vabbè qua non si può fare”. “Cotto in fragranza” ne è una testimonianza valida. Le parole di Lucia Lauro me la porto dentro come esempio di progetto che da idea diviene realtà. Una barca come Arawak che ospita le scuole per insegnare ai ragazzi che la teoria si può imparare dalla pratica non ha nulla da invidiare a Lisca bianca che può pensare di proporre cose del genere se è già stata capace di farsi mettere a nuovo da chi non aveva nessuna esperienza nella ricostruzione di barche. Certo alcune idee totalmente innovative come “chahuts”, associazione che ci ha fatto dire “wow che figata!”, non è solo frutto di un sistema burocratico meno farraginoso ma anche di un gruppo di persone che crede sul serio che l’arte sia davvero un mezzo potente per elaborare vissuti, che una danzatrice e un commediografo possano essere davvero uno strumento esteticamente bello da osservare ma anche utile per contattare le paure più profonde di un quartiere che si ritrova improvvisamente senza la propria piazza principale a causa dei lavori di ristrutturazione per la nuova pavimentazione. Accompagnare la gente ad elaborare le proprie emozioni è un gesto prezioso ma occorre che ci sia qualcuno veramente interessato a farlo.
Con questo non voglio dire che da noi non ci sia, anzi, il contrario ma forse dovremmo imparare a provare più spesso ad imbatterci in percorsi nuovi e tentare strade mai provate. “no ma qui non lo possiamo fare !” spesso ci diciamo…”ma perché ci abbiamo provato?”.. spesso sì e non ha funzionato, ma a volte no e invece forse potrebbe funzionare.. Ecco, al rientro, in questo spirito mi ha condotta questo Erasmus plus.
I due progetti elaborati in due sottogruppi erano un’ esercitazione.. è questo è stato chiaro a tutti fin da subito ma è altrettanto vero che è stato difficile, al di là del poco tempo a disposizione, pensare a qualcosa di realizzabile. Mancava il dato di realtà e cioè partire da un’analisi della domanda concreta, da un bisogno reale che all’unanimità rappresentasse un punto di partenza verosimile che lo rendesse vero. Al tempo stesso abbiamo appreso metodologie, tempi e modi di elaborare una proposta per quando ne avremo voglia e cosa più importante avremo appreso che non è un’impresa impossibile. Un grazie a katarina che ha reso le nostre sessioni di elaborazione del progetto più piacevoli con le sue coccole attraverso i massaggi fatti ad alcune di noi, a Vincenzo per la sua matriciana e per la pazienza a sorbirsi un gruppo tutto al femminile; a Modesta che dal pulpito dei suoi dottorati di ricerca in arte contemporanea mi ricorda che emozionarsi spesso, mi appartiene ancora e non è segno di fragilità, a Giusi piccola che mi ha fatto conoscere Le Corbusier, ad Anita che ha condiviso con me alcune difficoltà dell’ operatore specializzato facendomi sentire meno sola, ad Alessia A. che in fondo le cose che ha imparato in giro per l’Italia come giornalista in parte è riuscita a metterle in campo anche a Palermo, a Giusi R. che tiene insieme un gruppo di mamme che crede ancora nelle forza dello stare insieme per ottenere le cose più semplici che un bambino possa desiderare come un parco giochi, a Luisa che con semplicità disarmante mostra il volto più interessante della sociologia, quello di rendere reali percorsi ideali nella e per la propria città; ad Ornella che mette in campo le sue perplessità sulle adozioni internazionali a cavallo tra desiderio e paure, ad Alessia V. che ha coordinato, tradotto, gestito con maestria un gruppone, tranne quando la stavamo raccogliendo col cucchiaino dopo un’ora di bus con 38 gradi senza aria condizionata e quando ha fornito al nostro animatore tecnico italiano il nostro indirizzo per venire a cena da noi solo mezz’ora prima dell’ orario di invito. Credo che con le premesse di ordine e precisione ossessive fornite da lei stessa durante la formazione oggi si possa dire che con questa defalliance si sia guadagnata un pizzico di relax in più…forse perchè questo gruppo gli e lo ha concesso..Grazie a Salvo ed Annarita che in qualche modo sono stati con noi anche se sono rimasti a Palermo. Grazie al mio compagno senza il quale anche io sarei rimasta a fare loro compagnia. E per concludere credo che questi siano solo alcuni degli spunti che ho appresso perché un’ esperienza così ricca ha bisogno di tempo per sedimentare ed essere rielaborata.
Manuela Blasco
La testimonianza di Modesta
Arrivo in aeroporto ore 20.00. Notai con certa soddisfazione che tutti eravamo arrivati in anticipo. L’esperienza che ci attendeva è stata per molti di noi un evento voluto, aspettato con ansia per rompere la routine giornaliera e motivo di riflessione personale e professionale. Di certo le aspettative avute a inizio viaggio non sono state deluse, anzi direi che hanno superato qualsiasi previsione. Questo viaggio è stato ricco di sorprese, stimoli, interventi che si sono trasformati ogni singolo giorno in motivo di crescita professionale e arricchimento personale. Abbiamo visto consolidarsi un gruppo affiatato e complice nonostante le diversità caratteriali e gli ambiti disciplinari che caratterizzano ognuno di noi.
Volti, voci, commenti intelligenti, condivisioni professionali permangono ancora nei miei pensieri. Ognuno dei miei compagni/colleghi/amici di viaggio si è contraddistinto con qualcosa di unico e bello: di Alessia Valenti ho ammirato la sua determinazione nel volere guidare e formare il gruppo con spirito amichevole ma professionale; di Alessia Anselmo l’acuta curiosità e le domande indagatrici e spigolose; di Manuela la dolcezza, la disponibilità e l’“infiiiiiinita” pazienza; di Ornella la sua passione per il lavoro, la sua dedizione e la cura che dedica giornalmente ai “suoi” bambini (ci vorrebbero eserciti di Ornelle e di Manuele per rendere questo mondo un posto migliore!); di Katarina ho ammirato l’indipendenza e la determinazione (mai arrendersi… mai!); di Vincenzo, l’intelligenza dei suoi progetti e la chiarezza delle sue idee (anche in poche parole però!) tra ciò che determina la memoria storica di un luogo come le cave e la proiezione culturale del futuro; di Giusi Rossi la sua vitalità, le sue risorse personali e la sua estesa conoscenza in campo sociale (ma lei è una delle mie più care amiche, ogni commento è un po’ fuori da qualsiasi obiettività); di Anita il suo sorriso, proprio bello, e la sua sempre aperta accoglienza agli “sfoghi”!; di Giusi la sua tenacia e fierezza nel portare avanti il lavoro che ama e in cui crede; e di Luisa la gentilezza e bravura nel descrivere le situazioni che concorrono a fare del nostro tessuto sociale un posto esteticamente più bello e attraente (viva la street art!). Ognuna di queste personalità ha contribuito a realizzare un incontro, una luce proiettata in un futuro non ancora ben concertato ma sicuramente aperto alla realizzazione di qualcosa utile per tutti. Bordeuax si è perfettamente prestata a tale comunione di intenti e apprezzamenti di caratteri: città che si dibatte tra un passato a volte scomodo e l’ambizione di un futuro ancora da costruire sotto il vessillo della rigenerazione urbana e della trasformazione sociale, non poteva non attirare la curiosità e l’affetto di tutti noi che, chi più chi meno, l’abbiamo davvero vissuta e per certi aspetti amata.
Ecco il potenziale del progetto che Lisca Bianca ha voluto promotore: unire un gruppo affine ma professionalmente variegato, decontestualizzarlo da un ambiente per reinserirlo in un altro contesto, viverlo e conoscerlo da dentro nella condivisione dei diversi punti di vista.
Ognuno di noi è unico, ma da soli siamo monologhi senza senso. Uniti ci trasformiamo in possibili agenti di cambiamento per una società più inclusiva, aperta e sostenibile.
Grandi idee, immensi progetti: moving toward inclusion è davvero una possibilità da perseguire con passione. Grazie a tutti per questa grande scoperta.
Modesta Di Paola
La testimonianza di Giusi
Inizio la mia testimonianza relativa all’esperienza vissuta a Bordeaux con un ringraziamento…sì…un ringraziamento a Lisca Bianca e a chi mi ha suggerito e proposto di prendere parte a questo progetto di mobilità. Grazie!
È stata una bellissima esperienza da 3 importanti punti di vista che mi piace raccontarvi meglio.
Il viaggio. Il viaggio è, a mio parere, sempre un’esperienza ricca e trasformativa, porta con sé la conoscenza, il confronto, la curiosità, l’analisi, l’osservazione e tanto altro. Questo viaggio ha racchiuso tutti questi elementi ed ha soddisfatto pienamente le mie aspettative. Ho amato la città, le sue vie, i suoi colori e profumi, ne ho amato il cibo, la gente incontrata e conosciuta, le molteplici realtà locali, le contraddizioni di una città che sta crescendo e che cambia pelle.
Il gruppo. Il nostro gruppo! La prima volta che ci siamo incontrati a Palermo ad inizio giugno, in occasione delle 2 giornate di formazione, ho intuito subito che si trattasse di un gruppo ricco, di belle teste appassionate ed impegnate, di belle persone con esperienze di vita e di lavoro da raccontare e condividere…e così è stato: un vero gruppo! Estranei che si incontrano con la voglia di vivere appieno una nuova esperienza di vita, formativa, sociale, professionale e soprattutto relazionale. Relazione è certamente una delle parole chiave di questa esperienza a Bordeaux: relazione con il territorio, con le associazioni e i loro rappresentanti, e soprattutto relazioni all’interno del gruppo. Siamo partiti estranei e ci siamo ritrovati dopo 11 giorni ad essere un vero gruppo che ha condiviso un’esperienza bellissima ed unica che, speriamo tutti, possa essere tesoro umano, relazionale e professionale.
Le realtà incontrate e i progetti professionali. Gli incontri con i rappresentanti delle associazioni visitate sono stati un’occasione unica di confronto e soprattutto di osservazione di realtà peculiari, e spesso differenti dalle nostre, ma che nonostante tutto (alcune in particolare più di altre) possono anche rappresentare punto di inizio di una riflessione su alcuni modelli di inclusione sociale e alcune figure professionali nate ad hoc sul territorio. Ciascuna delle associazioni incontrate ha offerto momenti e spunti di analisi e confronto. Il nostro ente ospitante Cap Ulisse è stato preciso e puntuale nel sostenerci e guidarci tra visite, incontri e persino nei tour in giro per conoscere la città.
Giusi Rossi
La testimonianza di Luisa
Grazie al progetto Erasmus plus “Moving towards inclusion” realizzato dall’associazione Lisca Bianca, tra giugno e luglio ho avuto modo di conoscere la città di Bordeaux dal punto di vista dell’inclusione sociale, rigenerazione urbana e partecipazione cittadina.
Cominciamo con un po’ di contesto…
Bordeux è una città che negli ultimi venti anni, a seguito di un lungo periodo di inerzia, ha deciso di avviare imponenti trasformazioni. La posizione strategica sull’atlantico insieme al centro storico di notevole pregio (dal 2007 è stato dichiarato Patrimonio Unesco) ne fanno una città con tutte le carte in regole per entrare nell’alveo della competizione tra le città.
A tal fine le politiche urbane intraprese hanno cercato da un lato di rinnovare il centro città risistemando i principali spazi pubblici (generando processi di gentrificazione) e migliorarne i servizi attraverso una rete capillare di trasporto (il tram si muove in città senza fili e alimentato dalle rotaie), dall’altro di creare un nuovo asse di sviluppo della città lungo il fiume Garonna per mitigare il dislivello economico e sociale tra la riva sinistra e quella destra.
Attualmente la popolazione è di 760.000 abitanti ma l’obiettivo è di raggiungere la cifra di 975.000 entro il 2030. Anche in funzione di ciò è in previsione la costruzione di 60.000 nuovi alloggi divisi tra dentro e fuori il perimetro urbano.
Le esperienze che abbiamo incontrato e conosciuto nel corso del nostro soggiorno hanno confermato questo fermento, le realtà che si occupano di partecipazione sono diverse e secondo modalità molto variegate. Partendo dalle esperienze nate dal basso spostandoci verso quelle più istituzionalizzate abbiamo incontrato:
• Yacafaucon, associazione di vicini nel quartiere Saint-Jean/Sacré Coeur, che ha aperto un bar che organizza attività culturali e non solo molto accessibili economicamente e aperte a tutti i residenti;
• Rue Jardin Kléber, progetto promosso dal comune di Bordeaux e sviluppato dal giardiniere urbano Julien Beauquel all’interno del quartiere Marne Yser, caratterizzato da una cospicua comunità spagnola trasferitasi lì durante la seconda guerra mondiale, con l’obiettivo di trasformare la strada di rue Kleber in una strada giardino. L’intervento sembra essere scaturito da un processo partecipato svolto nel 2012 a seguito del quale il comune ha poi messo a bando il finanziamento per la realizzazione della via giardino. Nonostante questo Julien, che ha seguito il progetto per 3 anni ci racconta delle resistenze iniziali degli abitanti che temevano che l’intervento avesse come obiettivo implicito la gentrificazione dell’area;
• Compagnons Batisseur movimento associativo di educazione popolare che da più di cinquant’anni si occupa di percorsi di formazione e inserimento lavorativo, e di accompagnare gli abitanti di un quartiere con disagio abitativo all’autocostruzione e ristrutturazione delle proprie abitazioni. In particolare il progetto che abbiamo avuto modo di visitare ha sede in un quartiere situato lungo la riva destra del fiume, storicamente la parte più povera della città. Qui abbiamo incontrato Lorenzo, uno degli animatori tecnici dell’associazione, che ci ha spiegato come nel suo lavoro siano necessarie da un lato le competenze tecniche per potere insegnare alle famiglie come rifare la propria casa, dall’altro competenze di intervento sociale, necessarie ad accompagnare le persone di questi contesti lungo questo percorso;
• Darwin Ecosystem, uno spazio multifunzionale nato all’interno di un grande complesso di archeologia industriale grazie al particolare rapporto di collaborazione tra la società proprietaria di uno degli immobili e il Think Tank Evolution insieme a un gruppo di creativi che hanno deciso di trasformare quel luogo in ambiente multifunzionale improntato ai principi della transizione energetica e della sostenibilità ambientale;
• Chahuts, il festival dell’arte della parola che si svolge nel quartiere Saint Michel. Il quartiere, situato nel centro della città e caratterizzato da un patrimonio artistico e architettonico di grande pregio, è anche storicamente uno dei più popolari e con un elevata percentuale di popolazione immigrata. A partire dal 2002 l’area è stata oggetto negli ultimi anni di un profondo restyling che ne ha mutato profondamente l’aspetto e le dinamiche di vita, la tipologia di residenti. Le trasformazioni avvenute sono state oggetto di grande di dibattito in città e opposizione dei residenti timorosi dell’avvento di dinamiche di gentrificazione. L’organizzatrice ci racconta delle resistenze incontrate nella realizzazione delle attività del festival da parte dei residenti, timorosi che si trattasse dell’ennesimo intervento finalizzato all’espulsione delle fasce più povere. Il racconto dell’iniziativa è appassionante: laboratori teatrali, mostre, raccolte di pensieri e paure dei residenti, pranzi in piazza e rievocazioni del vecchio mercato che un tempo si svolgeva nella piazza piazza.
• Mediapilote, agenzia di comunicazione e partecipazione che riallacciandosi alla lunga e consolidata tradizione partecipativa francese che va dal débat public degli anni ’90 a oggi si occupa di progettare e realizzare grandi progetti di partecipazione su tematiche principalmente collegate alle politiche urbane e alla salvaguardia dell’ambiente. Progetti talmente grandi che seguirne le tappe risulta complicato.
Insomma i giorni a Bordeaux hanno permesso di cogliere analogie e differenze con quanto si vede qua in Italia. Da un lato avere incontrato figure professionali nuove, come quelle dell’animatore tecnico o del giardiniere urbano è stato estremamente interessante. Sono profili che, adattando al mutare dei contesti e alle esigenze poste da modalità di intervento sempre diverse, reclamano la necessità di ibridare le competenze unendo a saperi e capacità tecnici e manuali, capacità relazionali forti prese in prestito dal campo dell’intervento sociale. L’innovazione emergente dall’esperienza sul campo poi trova spazio nell’ambito istituzionale visto che sia per quanto riguarda la figura dell’animatore tecnico che per quanto riguarda quella del giardiniere urbano c’è un impegno affinché queste vengano ufficialmente riconosciute come professioni. Altro dato rilevante riguarda la durata dei progetti all’interno dei quali tali risorse si trovano a operare. In molti casi abbiamo incontrato interventi continuativi e full time della durata di 2-3-4 anni, orizzonte temporale che da la possibilità di conoscere veramente un quartiere e le sue dinamiche, di costruire con tranquillità le relazioni con gli abitanti, senza doversi preoccupare della scadenza del progetto al decorrere dei sei mesi, un anno. Il finanziatore inoltre non è la fondazione di turno, ma la municipalità o lo stato che ha al suo interno una linea di finanziamento specificatamente rivolta a quel determinato ambito d’intervento.
Luisa Tuttolomondo
La testimonianza di Anita
Pensando all’esperienza di Bordeaux la parola che mi viene in mente è rigenerazione: quella generazione messa nuovamente in moto dopo una fase di stasi. Il primo elemento a essere rigenerato è stata la città stessa, una città sottomessa alla grande capitale, trascurata, svalutata, relegata al ruolo di polo industriale e commerciale; ma una città che negli ultimi vent’anni si è come risvegliata dal suo torpore, ha saputo trovare dentro di sé le sue potenzialità, e ha dato vita a una serie di progetti orientati alla valorizzazione del territorio, ai servizi per la comunità, alla restaurazione delle ricchezze culturali, artistiche e paesaggistiche. Una rigenerazione non solo urbana, ma anche della comunità, come abbiamo potuto vedere dalle diverse organizzazioni di cui abbiamo ricevuto testimonianza: tutte portano avanti progetti audaci e innovativi che vanno oltre quello che convenzionalmente viene pensato. Solo per citarne alcuni, Yacafaucon, associazione nata dalla mobilitazione degli abitanti di un quartiere svantaggiato di Bordeaux, che ha dato vita a una serie di attività partecipate , a partire dalla partecipazione della popolazione locale, promuovendo legami tra le persone e altri valori come il rispetto per l’ambiente; Compagnon Batisseurs, che promuove progetti di inserzione lavorativa e attività di autoristrutturazione accompagnata di abitazioni da parte dei loro stessi abitanti; Chauts, associazione che si impegna in progetti di animazione sociale e culturale, come il festival dell’arte della parola, portando la popolazione locale nella condizione di poter esprimere i propri pensieri, le personali reazioni, aspettative e timori in un contesto in continuo mutamento.
Questi progetti, molto diversi fra loro, ma hanno manifestato la stessa impronta:
Ri-Partire – Ri Innovare- Ri Generare
La rigenerazione è passata anche per i miei splendidi compagni di viaggio. Si è formato un gruppo molto eterogeneo, ricco di grandi personalità, professionisti di spessore e grande umanità che non hanno mai smesso di ispirarmi e stimolarmi. Nessuno di noi si è risparmiato nel condividere le proprie esperienze, proporre confronti, fare domande, presentare spunti e idee, in ogni fase del viaggio; ciascuno dei miei compagni di avventura ha dimostrato di non aver mai avuto paura del cambiamento, ognuno ha parlato di esperienze di rinnovamento professionale, individuale e del proprio contesto, cosa che per me è stata di modello per il mio rinnovamento personale.
Una rigenerazione anche di noi stessi.
L’esperienza di Bordeaux mi ha dato la spinta a rinnovarmi senza tralasciare né rinnegare il passato, cercando dentro di me risorse nuove o dimenticate. Così, da questa città bella, viva, aperta, rigenerata, torno a casa con uno spirito nuovo, non di cambiamento ma di rinnovamento, con la convinzione che la rigenerazione vera, quella che fa veramente la differenza, parte da noi.
Anita Como
VIENNA, SETTEMBRE 2017 foto e video
La testimonianza di Giacomo
Di un’occasione di networking professionale all’estero: dieci giorni in una capitale europea per conoscere progetti virtuosi di Rigenerazione Urbana, Smart City, Partecipazione, Integrazione ed Inclusione Sociale dei più svantaggiati! Interessante lo scambio ed il confronto con gli stakeholder locali e all’interno del gruppo dei professionisti in mobilità, utilissimo per approfondire differenti modalità attraverso le quali affrontare simili questioni urbane contemporanee.
L’esperienza è stata di per sé anche un’opportunità di formazione individuale sulla Progettazione Europea, in particolare sul Programma Comunitario Erasmus Plus: più giorni a disposizione per elaborare in team una proposta progettuale da condividere poi con il gruppo intero a fine percorso.
Non da ultimo lo scambio permette di collezionare momenti personali indimenticabili, condividendo la quotidianità con tutte le persone partecipanti.
Consiglio vivamente esperienze simili, in grado di accrescere il proprio background individuale sia da un punto di vista culturale, sia da quello professionale.
L’Erasmus Plus – moving towards inclusion a Vienna è stata occasione per conoscere nuove realtà del settore con cui far partire possibili nuove collaborazioni, nonché esponenti e progetti virtuosi della municipalità di Vienna a cui ispirarsi!
Giacomo Losio
La testimonianza di Antonina
Il viaggio a Vienna, infatti, è stato anche un viaggio di riscoperta e di scoperta.
Scoperta di mondi nuovi, inesplorati, scoperta di me e riscoperta del mio essere in una terra lontana. Prima della partenza incertezze e preoccupazioni: la lingua, gli altri partecipanti al progetto… Eh si! Proprio gli altri partecipanti perché prima quegli “Altri” non avevano un nome, erano a me totalmente estranei allo stesso modo della città che da lì a poco ci avrebbe ospitato. Ma poi scopri che quelle persone a te sconosciute ti diventano care perché con loro hai costruito un pezzo della tua storia e da oggi fanno parte della tua narrazione, scopri che non conoscere la lingua non ti disorienta e che quell’emozione, la vertigine, come canta qualcuno, non è paura di cadere ma voglia di volare.
Ricordo l’accoglienza all’Amadeus, le visite nei diversi centri e mi ha lasciato positivamente sorpresa constatare quanto il benessere della comunità sia nella mente di chi investe in quei luoghi. Non mi era chiaro come si potesse coniugare bene la rigenerazione urbana con l’inclusione sociale ma ascoltare, osservare e vivere quelle esperienze mi ha aiutato a comprendere che le due cose sono parte di un unico paesaggio come in un rapporto di figura sfondo: non è solo il quartiere in cui si vive, ma un luogo accogliente in cui poter ritrovarsi, un luogo da vivere come casa e in cui ci si sente a casa.
La presentazione dei servizi offerti, l’attenzione e la cura verso il cittadino si riverberano nell’attenzione del cittadino alla sua comunità, in un progetto più ampio che integra, che include e non esclude la partecipazione attiva alla vita di comunità.
Sembra banale ma anche l’efficienza delle infrastrutture mi ha dato questa sensazione di comunione, di appartenenza: tutti uniti sul filo del tram o della metro.
L’esperienza di interscambio mi ha anche permesso di comprendere l’importanza della messa in confronto di buone prassi e ho apprezzato il valore formativo della progettazione in ambito europeo dando nuovo senso a tale attività.
Essa infatti non è solo intesa come occasione unica per arricchire il proprio bagaglio esperienziale, ma è anche occasione per mettere insieme pensieri, idee e stili differenti per approcciare a qualcosa che dall’apprendimento condiviso conduca ad un apprendimento personale, un’occasione di crescita sociale verso una reale cittadinanza europea, attiva e multiculturale. La stesura del nostro piccolo progetto muoveva infatti verso questa direzione.
Provando a ragionare in “termini europei”, abbiamo cercato, senza alcuna pretesa, di portare un pó d’Europa nel nostro territorio; forse, anzi certamente, non siamo riusciti in questo arduo compito ma sentire il clima di reciprocità, interdipendenza in cui le nostre idee si sviluppavano e prendevano forma è stato entusiasmante, permettendoci, nel nostro piccolo, di rendere concreto quanto appreso.
Antonina Butticè
La testimonianza di Agnese
Vienna è la città perfetta. Si disegnava così ai nostri occhi mediterranei. A Vienna i mezzi pubblici spaccano il minuto, ci sono cestini ad ogni angolo dove la gente butta accuratamente i propri rifiuti, i palazzi sono puliti e bianchi. Nei nostri dieci giorni a Vienna abbiamo avuto la possibilità di constatare che questa attenzione e cura nelle cose si riflette anche nel lavoro delle persone. Il terzo settore, che in un Paese come l’Italia viene sottovalutato, a Vienna ritrova mille opportunità e finanziamenti. Siamo rimasti a bocca aperta, visitando un centro giovanile, nel sapere che nella città ne esistono 26 ed hanno un budget annuale di 17 milioni di euro. Il tutto finanziato dal Comune. Questo fa sì che i ragazzi non debbano pagare quote e possano partecipare TUTTI alle numerose attività organizzate dal centro.
A Vienna, da quanto ci hanno detto, non esistono quartieri malfamati o degradati. Noi ne abbiamo avuto la prova visitando dei quartieri sociali basati sulla condivisione degli spazi comuni come giardini e cucina. I palazzi sono originali e funzionali e permettono l’inserimento alla vita sociale di tutti i residenti.
Abbiamo avuto inoltre la possibilità di visitare “IntegrationHouse”, un centro di accoglienza per minori stranieri non accompagnati, immigrati e austriaci con difficoltà. Ovviamente, in comparazione con l’Italia, hanno un numero di persone nettamente minore da accudire. Nonostante questo loro stessi ci hanno raccontato che ci sono ancora dei grossi problemi di discriminazione, soprattutto per i minori all’interno delle scuole.
Un’altra visita che mi ha particolarmente colpita è stata quella al centro per la cura della salute mentale. Un centro impeccabile, nuovo e attrezzato. Gli utenti possono frequentare diversi workshop e sono costantemente seguiti. Possono prendere licenze e affacciarsi così nuovamente al mondo del lavoro. Il tutto ovviamente sovvenzionato, senza dover far pagare quote spropositate ai fruitori del servizio.
Dopo tutte queste visite interessanti, ci siamo divisi in gruppo, ed abbiamo elaborato una bozza di progetto KA2 nell’ambito del programma Erasmus +. E’ stato utile e stimolante potersi confrontare con i membri del mio gruppo. Abbiamo imparato ad essere sintetici e precisi ed a sviluppare un’idea secondo i requisiti ed obiettivi richiesti. Un’esperienza che consiglio vivamente a chiunque voglia cimentarsi nella scrittura di un progetto, che voglia scoprire nuove realtà, ascoltare e sviluppare le proprie competenze.
Agnese Urbano
La testimonianza di Paola
Vienna è una città che conserva bellezza e sa come mostrarla, ovunque.
Le persone con cui siamo entrati in contatto lavorano per questo, affinché in tutte le categorie dI intervento si punti al meglio ed al massimo della produttività. Conoscere un paese che offre opportunità, che riconosce il lavoro svolto e che esprime sicurezza mi ha lasciato dentro tanto un senso di forte amarezza quanto una grande volontà di rivalsa. Il gruppo di lavoro eterogeneo ha permesso lo scambio di considerazioni e punti di vista differenti, un grande punto di forza. Entrare all’interno di strutture non propriamente simili alle mie competenze mi ha aperto nuove prospettive. Conoscere le realtà vicine a quello che svolgo io mi ha dato numerosi spunti.
L’azione sinergica che i cittadini di Vienna sanno mettere in pratica tra privato ed istituzioni è un grande vantaggio, comporta la crescita sana di un paese.
Paola Galuffo

Convenzione n° 2016-1-ITO1-KA102-005188
Programma Erasmus+ – Azione KA1 Mobilità individuale ai fini dell’apprendimento – Ambito VET
Invito a presentare proposte 2016 (EAC/A04/2015)
Con il sostegno del Programma Erasmus+ dell’Unione Europea
Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione Europea. La presente pubblicazione [comunicazione] riflette il punto di vista degli autori, e la Commissione non può essere considerata responsabile per qualsivoglia uso delle informazioni ivi contenute.